"Il Guardiano"
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Nella Torre dell’Occhio Arcano un’elfa, dai capelli ormai canuti prende posto dietro l’enorme cattedra in legno d’ebano, intarsiata e decorata con lamine d’oro. La classe - una dozzina di studenti che non superavano le quindici primavere - la fissava intimorita da quella figura imponente per esperienza e non per aspetto. Ella aveva secoli a solcarle la pelle e l’espressione altera si sciolse però in un sorriso, poco prima di accingersi ad iniziare la lezione: amava i giovani studenti, perché per lei erano cera, poteva accendere e spegnere il loro interesse mescolando parole, dipingendo storie… ricordando quel che adesso, per l’Asur, da minacce erano divenute cicatrici.
Si schiarì la voce e mise da parte il polveroso tomo che era dinnanzi a lei. Bando ai formalismi! Era stata al seguito del bardo Cyrian De Berger e da lui aveva appreso che le parole rimangono più impresse se cesellate con facezia e non dottrina.
“Miei cari… non è una noiosa lezione di storia che vi propongo, ma una storia… una di quelle che nelle notti fredde scaldano più del calore del camino dinnanzi al quale si è soliti narrarle. Quale storia? Quella della terra che calcate e di coloro che l’hanno solcata… delle sonnolente pietre che sono state testimoni di qualcosa, che noi, creature mortali possiamo e dobbiamo narrare.
Benvenuti sull’Asur discepoli.
L’Asur è un calderone di razze… e di vicende. Stando alle origini dei primi insediamenti c’è da definire sorprendente l’evoluzione che poi questa ha avuto.
Il clima mite della parte centrale della penisola chiamata Terra della Spada – in nome del leggendario oggetto la cui storia riecheggia in ogni angolo del continente – ha consentito i primi insediamenti dei mortali su di essa. Dapprima la territorialità era molto marcata, e gli insediamenti accoglievano uno sparuto numero di famiglie appartenenti alla stessa razza.
I pescatori umani decisero di beneficiare del mare pescoso che bagnava quella che da minuscolo villaggio sarebbe diventata poi Slayn, mentre la posizione quasi equidistante dalle isole che spuntano dal “Mar delle Chimere” ha consentito a Borian di specializzarsi oltre che nella pesca anche nel commercio marittimo. Edengard, protetta da folti boschi spesso infestati è stata invece spesso una città dal senso di appartenenza molto forte, produttrice di stoffe preziose, e luogo di riposo per ricchi e vecchi mercanti… superata in prestigio e sfarzo da Moldrag, dal fascino forse più decadente, ma luogo di ritrovo della nobiltà e dei mercanti più ambiziosi e spregiudicati. Volete definire meglio il vostro concetto di intrigo? Dirigetevi a Moldrag.
Alle spalle di Slayn quattro tribù Halfling si insediarono poco oltre le campagne della cittadina umana, fondando il villaggio di Drudoc e specializzandosi nella coltivazione di erbe medicinali ed ortaggi. Gli elfi, che mai forse riusciranno appieno a comprendere la frenesia degli umani e la loro animosa ferocia, si ritirarono nelle profondità dei boschi che circondano Slayn, imponendosi dapprima un isolamento a scopo precauzionale, divenendo man mano da rifugio a vera e propria città. Eryf dalle verdi torri è il luogo da cui molti di noi provengono. Ma se la razza elfica accarezza le nuvole dagli alberi delle foreste… i nostri oscuri fratelli, i drow, dormono con gli inferi come cuscino, nelle profondità della terra, bramando una rivalsa contro gli abitanti di superficie che sembra sempre sul punto di arrivare. Su, a Nord ci sono le piccole città composte prevalentemente da poche tribù naniche, arroccate fra le loro mura. Conservatori e burberi hanno però tante altre doti... non conoscerete un lavoratore infaticabile come un nano!
Spesso, quando il cielo è terso, in alcuni punti della costa possono essere scorte alcune isole… distanti nello spazio, ma la loro storia è strettamente intrecciata con quella delle terre continentali. Thonar, l’isola dei Tauren – i possenti minotauri – dove le immense piane sono inghiottite per metà dalle intricate ed oscure foreste, dove pare si annidi un antico male… che non muore mai.
Come se fossero scheletriche dita che si tendono verso un cielo perennemente plumbeo si possono scorgere i picchi dell’Isola del Diavolo… cosa ci sia? Beh signori, posso dirvi cosa ci si trova.
Morte.
Kreinad, dalle nere coste invece ospita gli aridi dominii dei mezzi demoni, dove si trova l’antico avamposto di Druom Kra Mid, il Generale di Kraina che governò col pugno di ferro queste terre… prima che le mortali vicende lo plasmassero a loro immagine. Quel luogo è stato maledetto dal sangue corrotto che è stato versato su quelle lande, e dagli orrori che ancora vi si consumano. Esso è ancora dimora di una vampira folle e crudele… discepola di uno dei fondatori della Torre che vi ospita. Anita, praticante di Reir Krow… ma ella morì al mondo prendendo il nome di Notte. Della sua storia… parleremo poi.
Tra le nebbie, l’odore della morte che spira dall’Isola di Thaneros arriva a scuotere le ossa dei marinai più intrepidi. Essa è il dominio dei Vampiri, figli corrotti di Kraina che governano col pugno di ferro un’isola pericolosa… poiché i mostri, non esistono solo nelle favole.
Due piccole isole gemelle, unite da un lembo di terra invece, è ciò di cui dovete chiedere al capitano di vascello se volete capire cosa sia la maestosità. L’Isola Bianca, dimora dei draghi dal cuore malvagio, padroni di una metà dell’isola, costretti a convivere con i nobili draghi metallici che si ergono a baluardo della crudeltà dei loro consanguinei. Bella e pericolosa, misteriosa ed infida, la terra dei draghi, attira sempre più avventurieri di quanti ne lasci andare. Solo pochi umani hanno il coraggio di vivere accampati nei pressi del piccolo porto, solo pochi umani possono dire senza mentire di non aver paura a toccare le sue sponde.
A Borian i commerci, a Moldrag i trasporti e la vita mondana, per Edengard gli ozi della ricca borghesia e… Slayn? A Slayn la storia. Essa è da sempre stata più che un obiettivo da conquistare un simbolo… il suo dominio era mettere parola nelle vicende dell’intero Asur.
Immaginiamo spesso le creature non morte come scheletri rinsecchiti e privi di raziocinio che marciscono in fondo ad una cripta, ma no, non in queste terre… I vampiri presto si organizzarono, creando una vera e propria Gilda, assetati di potere e nuove terre dove spingere la loro funesta ombra. La Rosa Spinata miei cari… adesso somiglia più ad un vago ricordo, ma io c’ero quando questo nome ancora faceva tremare. I membri della Rosa Spinata – la cui sede era nascosta nel cuore delle foreste dell’Isola di Thonar, tra le fronde e le tenebre c’era quello che per noi era il cuore stesso di un male antico. Non era inusuale vedere quei predatori aggirarsi di notte per le strade del piccolo porto di Slayn, vederli riunirsi nel tempio di Kraina e sentire il peso della loro presenza durante le lunghe notti asuriane. Un gruppo di giovani ed impavidi avventurieri non cedette al clima del terrore che quelle creature imposero, anzi! Sollevò il capo ed a gran voce, a fil di lama disse che non si sarebbero piegati a nessuna angheria. Fu il coraggio la pietra su cui venne fondata la “Fiaccola Eterna” l’ordine che accoglieva tra le sue fila chiunque sapesse e volesse in qualche modo arginare la piaga che i vampiri stavano portando sulle nostre terre. Syflin Olman – una delle fondatrici della Torre – e Nelendar il suo compagno di ventura iniziarono la loro lotta contro la minaccia vampirica insieme a Reir Krow, Rerien di Makiir, Isabella delle Sabbie e tanti altri avventurieri i cui nomi adesso sembrano altisonanti… ma posso assicurarvi che perfino Samia Aramon, Calimon Elendili e Kerick Ster… all’inizio… erano solo dei ragazzi con il cuore candido e tanta voglia di cambiare le cose… e si, c’è stato un periodo in cui anche Breath Sands imparava a mantenere la spada in mano, così come Gitano era un giovanissimo tauren, armato più di coraggio che di disciplina.
La Rosa Spinata cominciò a trovare una resistenza inaspettata, il terrore che seminavano non era più sufficiente a concedere loro il più totale arbitrio su quelle terre. Antalius, il comandante della Rosa si trovò costretto a partire, a cercare truppe fresche e terre inesplorate per riscrivere il concetto di controffensiva nei confronti di quel gruppo di avventurieri che era divenuto in poco tempo una minaccia. Quelle creature, miei cari, combattevano con qualcosa che non poteva essere noto a delle creature prive di vita. Era l’ardore miei cari, ciò che voi mai dovete perdere se non volete vedere questo mondo precipitato nel caos.
Una giovane accolita, spuntata dalle fila degli incantatori della Rosa fu scelta come sostituta di Antalius, ed il suo nome era Sharabeth Meltapher. Il luogotenente del Comandante, Kaine Vlad partì con lui, lasciando il controllo della gilda a Sharabeth, donna dai modi tutto tranne che marziali, a differenza del suo predecessore… ma infida come il veleno versatovi da un commensale. Le tensioni aumentavano e la Fiaccola non perdeva occasione di chiarire quale dovesse essere il posto dei vampiri, e di quanto fuori dai territori di Slayn questo si trovasse. Sembrava l’alba di una guerra non più fredda ma senza quartiere, quando qualcosa di oscuro, qualcosa di terribile tramutò queste terre in un incubo, come se l’inferno stesso avesse sbadigliato inghiottendo il continente.
Il Bahlil Merlin venne annunciato dai campioni demoniaci rigurgitati direttamente dai gironi infernali.
Un torneo… Un torneo fra i Generali di Xafen in persona e l’Asur era la loro arena. Slayn, Borian e Moldrag caddero per prime, devastate dall’invasione dell’orda demoniaca, le perdite fra civili e soldati erano inaccettabili ed il continente intero giaceva in ginocchio, vittima di un disastro che mai avrebbe potuto arginare… se non unendo le forze. Inaspettatamente venne proposta e conclusa una tregua tra la Rosa Spinata e la Fiaccola Eterna, allora capitanata da Reir Krow… e così, fuori dalle mura meridionali di Slayn vi fu una storica stretta di mano tra i due Comandanti, mediata da Valen Shadowbreath. Con la fine della faida tra le due Gilde e la collaborazione dei Draghi D’Oro le terre asuriane riuscirono a riprendere il controllo della situazione e pian piano le ferite inferte dal torneo demoniaco presero a rimarginarsi… ma quella catastrofe aveva cambiato qualcosa di più che l’aspetto delle città. La Fiaccola mantenne la tregua e qualcosa nella Rosa mutò. Dreinard, dio degli elementi, ascoltò le preghiere di Krow che si era ritrovato ad amare una dannata, una creatura priva di vita ed ogni genere di sentimento… diluendo il sangue di Sharabeth, consentendole di tornare almeno in parte mortale. La faida tra Fiaccola e Rosa poteva dirsi completamente sedata, mentre i Draghi D’Oro, il glorioso ordine di paladini e sacerdoti di Lighten che da sempre si sono votati alla difesa di tutto ciò che è vita, rimasero però ad osservare guardinghi, mai completamente convinti che un simile cambiamento potesse essere permanente. Kerick Ster, Calimon Elendili, Nightsummer Obaskyr, così come Yoria e Delfina Undòmiel passarono gli anni di pace a seguire con la guardia sempre alta, combattendo e versando sangue sulla terra che chiamavano patria per arginare il popolo delle tenebre che non si era arrestato… aveva solo perso un capo. L’equilibrio sembrava assottigliarsi: i drow si erano riversati sulle terre baciate dal sole in cerca di una terra da chiamare propria, riavvicinando solo parzialmente le popolazioni minacciate, acuendo forse le tensioni fra i Draghi D’Oro e la Rosa Spinata, che priva dei loro comandanti contava fra le sue fila cani a briglia sciolta, pericolosi ed imprevedibili. Fu proprio in questi giorni bui che vennero fondati due ordini che… vi suoneranno particolarmente familiari. La Torre che vi ospita… la Torre dell’Occhio Arcano fu fondata da Reir Krow, Rerien di Makiir, Syflin Olman, Kytiara e Sharabeth Meltapher quarant’anni orsono come rifugio per tutti coloro che erano alla ricerca della conoscenza, che volevano apprendere lo studio della magia e delle scienze. Un tempio del sapere dove razza, sesso e religione si annullavano in virtù di un bene superiore: la sapienza. Contemporaneamente due tauri Gitano e Garedon – eletti di re Gotrek – insieme con Breath Sands, Perin Underfard e Valen Shadobreath fondarono l’Ordine dei Difensori, non era un ordine religioso come i Draghi D’Oro era forse più una ripresa della Fiaccola Eterna, che ormai aveva perso di significato, poiché il male da combattere non era più solo quello vampirico, ma da più fronti esso si affacciava all’orizzonte. I Difensori si resero autori di un’impresa memorabile, furono infatti le loro lame - grazie poi alla collaborazione esterna di Tarkas Nightblade - a distruggere per sempre la sede della Rosa Spinata, cancellando così più un vecchio fantasma che una reale minaccia.
L’instabile equilibrio che si era venuto a creare venne rovesciato col ritorno di Antalius sulle cosiddette “Terre Libere” corrispondenti ai territori che abbracciano Slayn, Edengard, Moldrag, Eryf e Borian. Il comandante era determinato a rispolverare le vecchie glorie del passato, calcando le terre insieme ad alcuni suoi “illustri” fratelli, quali Christof De Romuald, Lacrima e… reclamò anche il suo luogotenente mortale, Rashid. Per risvegliare il suo attendente Antalius prese la vita del figlio di questi, Yado, membro dei Difensori e fraterno amico di Perin Underfard, abilissimo esploratore noto più che altro per il suo buon cuore… ma non dopo quel colpo. Alla morte di Yado la faida tra vampiri e mortali poté dirsi riaperta in tutta la sua furia, gli scontri si consumavano spesso fra le strade, ed i duelli spesso non erano solo verbali, fino a che Antalius non cadde per mano di Yoria e Calimon, davanti agli occhi di Sharabeth Meltapher, ormai moglie di Krow che, alla vista del comandante esanime venne accecata dal dolore, sprofondando nella follia più pura, causando quella che ancora oggi si chiama “la strage dei Templi”, poiché si consumò davanti al tempio di Kraina. Il quartiere venne devastato dalla magia scatenata dalla vampira che venne fermata con la forza e condotta via dallo scempio incosciente.
Quel giorno gli assetti politici dell’Asur cambiarono radicalmente.
La minaccia vampirica sembrava sconfitta nuovamente, i Difensori ed i Draghi D’Oro donarono ai cittadini delle Terre Libere un lungo periodo di pace. La Rosa era macerie ed il suo comandante apparentemente cenere, Sharabeth invece – stravolta dalla vicenda – partì, abbandonando il marito per rintanarsi in qualche posto sperduto nelle Lande Ghiacciate. Fu forse, miei cari, un gesto di un uomo ferito, una feroce vendetta per qualcosa di cui solo gli eventi hanno la colpa… chi lo sa… ma fatto sta che Reir Krow aizzò i draghi cromatici – capeggiati da Xenopher, il millenario dragone rosso - bestie, tanto belle quanto crudeli, contro gli avventurieri delle Terre Libere, indicandoli come responsabili di tante, troppe morti dei loro fratelli. La risposta dei draghi non tardò e la loro vendetta si scagliò su Slayn come una pioggia di fuoco. Reir era però un mago potente, ed un uomo astuto… liberò qualcosa di più oscuro e perverso dei draghi. Una forza fatta di pura malvagità, di astuzia unica, la cui padronanza della magia è opera di attenta analisi tuttoggi. La cui essenza stessa è materia di studio assai difficile per i più anziani di noi.
L’Oscuro calò sulle terre dell’Asur inghiottendole nelle tenebre.
Un essere senza volto e senza forma, costruì il suo trono sulle macerie di Borian, Moldrag Slayn ed Edengard, cancellando ogni scritto, memoria e trattato riguardante lui e la sua storia, in modo da non renderlo in nessun modo attaccabile.
La conoscenza, miei cari, è dunque la più potente delle armi.
Appena lo scempio fu compiuto Reir Krow ebbe il tributo da parte dell’Oscuro, ritirandosi a vita privata su un’isola volante, ormai divenuta leggenda. La sua vita svaniva nelle nebbie della storia, mentre invece è stata ombra quella che ha avvolto queste terre per dieci lunghi anni. L’Oscuro aveva messo in ginocchio la popolazione, che ormai viveva da nomade, rintanandosi nei pochi luoghi non infestati dai demoni che componevano il suo monumentale esercito. Una speranza venne data da un’antica pergamena custodita tra le esotiche sabbie dell’Ashar, all’estremo sud del continente. Forse… unendo le forze di tutti i più potenti incantatori dell’Asur, le Terre Libere avrebbero potuto tornare a farsi chiamare così a ragion veduta.
L’Alleanza delle Terre Libere riceve i natali proprio allora. Adesso è solo una serie di patti commerciali e politici, ma non poi tanti anni fa fu sinonimo di speranza, fu una coraggiosa candela in un mare di tenebre. Uditi gli eventi che stavano sconvolgendo le Terre Libere, Sharabeth Meltapher tornò nella città che tanto le aveva dato e tanto le aveva tolto. Calcava di nuovo il suolo di Slayn, trovando in Notte, la maga vampira generata da Christof De Romuald una potente alleata, con un nuovo progetto in mente e… ed il vecchio sangue nelle sue vene. La grazia di Dreinard l’aveva abbandonata, così come quel timido soffio di vita suo dono. Di nuovo morta, di nuovo crudele, di nuovo determinata a conquistare il dominio di una città che aveva minacciato e poi difeso. Ivy, drow della casata Black, Sharabeth, Syflin e Rerien presero parte al complesso rituale che avrebbe dovuto relegare l’Oscuro nei meandri stessi dell’inferno, le incantatrici vennero difese dall’elite Asuriana, da Calimon a Samia fino a Garedon Webber, Valen e tutti coloro in grado di impugnare una spada per difendere i brandelli di ciò che un tempo chiamavano casa. Dalle tenebre alla luce non vi fu nessuno che non portò le armi quel giorno.
Lo scontro fu feroce, e si dice che la notte in cui cade l’anniversario della battaglia si riesce ad udire ancora il fragore delle armi e le grida dei soldati che persero la vita per darne una ai propri figli. Il continente ancora una volta era salvo, il male era stato di nuovo ricacciato indietro.
Le nebbie di un’isola però cominciavano a sapere di sangue e morte proprio dopo la cacciata dell’Oscuro. Coincidenza? Cospirazione? Oh… chiunque abbia la risposta è il benvenuto. Grazie all’aiuto di Notte, Sharabeth aprì un varco che dava sullo stesso inferno… mentre Antalius strinse un patto con Xafen, avendo in cambio la possibilità di insanguinare ancora la polvere asuriana. L’amicizia tra le due vampire durò tanto quanto la necessità chiedesse, vedendo poi Notte tornare alla sua cripta a Kreinad. Da allora le sue vicende sono oscure e contrastanti. Chi giura di averla vista ridotta in cenere, chi dice che ella è viva e più potente che mai… su una cosa chiunque concorda: Notte fa ancora paura. Da quell’infausto rituale però… l’Isola Senza Nome ne prese uno… un nome che adesso desta una reale preoccupazione.
Thaneros.
Sharabeth, Antalius, Christof, Shin Omura, Tarkas Nightblade, Lacrima e… tanti, troppi altri si dichiararono signori di quella terra, rendendola una spietata dittatura, dove i mortali non sono ospitati ma allevati, dove il terrore è la norma e la paura è un’ombra che si proietta ben oltre i suoi alti bastioni. Vi sconsiglio pertanto, di rendere omaggio ai sovrani se capitate da quelle parti…
Cosa accade adesso su queste terre? Beh… l’Alleanza delle Terre Libere è ancora salda e vigile, e vive ogni giorno di pace come una conquista, mentre le tenebre ad ovest si accumulano, gettando di tanto in tanto un’ombra funesta sui luoghi che… altro non erano che villaggi di pescatori.
Rapporto spedizione di ricerca delegazione di Edengard Tratto dal rapporto della squadra di ricerca dell’Alleanza delle Terre Libere a fronte della mancata comparsa dei rappresentanti di Edengard all’ultima Assemblea.
Contingente: 2 esploratori del Corpo Forestale Speciale di Slayn 2 Guardie della Gendarmeria di Borian, un accolito della Torre dell’Occhio Arcano. Capitano: Sir Fergus Millian dell’esercito dell’Alleanza delle Terre Libere.
“…Durante la traversata da Slayn ad Edengard - organizzata a fronte della mancata comparizione dei suoi rappresentanti all’Assemblea dell’Alleanza – ciò che di strano poteva saltare all’occhio venne etichettato come “effetto collaterale” del misterioso terremoto che ha scosso il golfo in lungo ed in largo. Venne annotata la totale scomparsa di fauna dal Passo dell’Aquila in poi come uno dei principali cambiamenti a seguito dell’evento succitato, assieme al mancato reperimento d’ogni segno di carro o passaggio di forma di vita umana da là alla data risalente più o meno al sisma.
L’incantatore al seguito del mio contingente affermò poi di percepire una forte aura non dovuta all’uso di magia arcana o di origine divina, ma di certo di ordine sovrannaturale. Il fatto venne annotato nel diario della spedizione come elemento secondario rispetto all’obiettivo primario: accertare lo stato di necessità della città di Edengard.
Al terzo giorno – a due kilometri a sud di Edengard - subimmo il primo attacco di coloro che un tempo dovevano essere gli abitanti di quei boschi. Orsi, lupi e perfino le lepri si mostravano di tre volte più grandi della norma, con corpi ricoperti in gran parte da superfici di tessuto cheratinoso, duro come roccia, con fauci ben più sviluppate dei comuni esemplari; i branchi di bestie erano ben organizzati e particolarmente aggressivi. Nello scontro perirono i due gendarmi e l’incantatore rimase ferito agli arti. Ordinai la ritirata ma il cammino ci venne sbarrato da qualcosa che avrei potuto definire come un cinghiale per via dei grugniti, ma aveva la mole di un orso e la furia di un toro. Insieme ai restanti membri del gruppo decidemmo quindi di raggiungere le mura della città, nella speranza che essa ancora fosse in grado di offrire rifugio da simili aberrazioni. Mai errore di valutazione risultò più fatale.
La città di Edengard appare attualmente deserta, abbandonata all’incuria e senza alcuna traccia di invasione, colluttazione o eliminazione fisica dei suoi abitanti. Una città fantasma. Il primo a cadere fu l’incantatore, probabilmente notato dagli oscuri abitanti di Edengard per via delle sue ferite ancora aperte. Egli fu travolto e trascinato via con una velocità che non mi permise di comprendere con cosa avessimo a che fare, ci volle l’esploratore di razza elfica per scorgere le sembianze dei nostri carnefici. Creature alte oltre i due metri, di forma che solo vagamente ricorda il corpo umano. La stazione prevalentemente eretta, tranne quando spiccano balzi o corrono incontro alla preda. Gli arti sono allungati e le mani terminano con artigli affilati come rasoi, mentre il muso ricorda quello di un canide, con zanne così prominenti da impedire la corretta chiusura delle mascelle. Non portano abiti se non brandelli di stoffa abbandonati casualmente su un corpo muscoloso oltremisura, ricoperto da una peluria argentea ed alquanto folta. La loro rapidità, coordinazione ed astuzia lascia presagire che non siano solo sciocche bestie feroci ma che caccino con un preciso schema, che ahimè, ho visto ripetersi con il secondo esploratore, stretto in un angolo della piazza principale e divorato davanti ai miei occhi… ancora vivo.
Per quanto questo rappresenti un disonore, ho ripiegato immediatamente, raggiungendo il primo avamposto utile con più fortuna che abilità, per comunicare al resto della popolazione la sorte che ha travolto Edengard, sebbene, ad oggi, ancora mi è impossibile comprendere quale sia la razza delle bestie che adesso la popola.
Nella fuga ho riportato gravi ferite al torso ed al volto che mi sono state medicate prontamente, ma alle lacerazioni si accompagna, a quel che vedo, un morbo indomabile, che mi costringe a letto da ormai due settimane, e prima che le febbri mi squassino corpo e mente mi dichiaro attualmente in grado di intendere e di volere, pronto ad assumermi ogni responsabilità circa le dichiarazioni rilasciate in questo documento.
Edengard è perduta.
In fede.
Sir Fergus Millian”
Il colonnello Millian sembra essere scappato dal sanatorio alla terza settimana di degenza, nella fuga ha ucciso un’infermiera il cui cranio è stato trovato letteralmente fracassato, inoltre presenta profonde ferite agli arti e quelli che sembrano segni di masticazione su tutto il corpo.
L'ascesa dell'Oscuro - Narrazioni La cripta era deserta, completamente immersa nella polvere e nel silenzio. I sacri sigilli imposti a quella millenaria dimora emettevano un bagliore azzurrino che quasi stonava con l’ambiente tetro che separava quelle mura dal resto del sepolcro. Una figura rinsecchita e curva su se stessa giaceva stesa in un sarcofago scoperchiato: gambe penzoloni e braccia incrociate dietro la nuca… a fissare il soffitto. Fissava il soffitto da una quantità di anni che era meglio non contare. Da quando era morto di certo. Le ossa a volte biancheggiavano sotto le vesti pregiate, mentre alcuni tratti erano ancora ricoperti da una pelle che somigliava più al cuoio conciato che qualcosa da accostare a quella umana. Il cranio tirato e ricoperto dalla pelle ormai mummificata lasciava ardere due fiammelle purpuree al posto degli occhi: i diabolici fuochi si diressero in un luogo immerso nell’oscurità, sul fondo del suo sarcofago, nello spazio che avrebbero avuto i piedi, se le tibie rinsecchite non fossero adagiate sul suo bordo. Una voce gracchiante eruppe da quel corpo privo di vita ma non del sortilegio che lo anima.
“Cosa?... La storia dell’Oscuro dici? Sei un buongustaio direi…” Quella figura immersa nell’oscurità emise uno scricchiolio raggelante mentre si sistemava le ossa porose sempre sul punto di sbriciolarsi. “Dunque Dunque… da cosa cominciamo allora caro il mio ospite? Come dici?... Già, mi sembra un ottimo punto. Reir Krow. Quel mago mi è sempre piaciuto in verità sai? Ogni volta che mi veniva a trovare non lo faceva brandendo una spada e farneticando in nome di un dio qualsiasi… lui veniva qua e ci misuravamo, ne discorrevamo ed ognuno di noi terminava la conversazione con qualcosa di nuovo nel proprio bagaglio. Oh! Il sano amore per la conoscenza che non conosce razza e pregiudizio. Non se ne incontrano così tanti sai che mettono il sapere sopra ogni cosa. Ma… egli non mi se sempre il sapere sopra ogni cosa, un giorno ci mise la vendetta.”
Il cumulo scrosciante di ossa si rintanò nel suo angolo di sarcofago come a mettersi comodo, strisciando la spina dorsale sulla pietra producendo un suono assai fastidioso.
“Una bella moglie non morta da gioie e dolori direi, certo! Sei uno degli uomini più invidiati di Slayn… ma la graziosa Sharabeth non ha tutte le rotelle a posto, si dica solo che per troppo tempo non è stata né umana né vampira… una fastidiosa via di mezzo amico mio. Una fastidiosa via di mezzo, e… quando si parla di natura… le vie di mezzo non portano a niente di buono”
Una risata gracchiante eruppe da quel cranio vuoto, qualcosa che sembrava più un girare di una maniglia arrugginita che un raglio.
“HAH! A furia di sentir le panzane dei druidi sono diventato uno di loro! Da domani voglio Valen ed Ombrone a prendere tè e pasticcini qui con me!” tossicchia “Ma… dov’ero rimasto? … ah si! Sharabeth perse completamente il lumicino quando il suo sire venne ridotto in cenere davanti a lei. Oh! Niente note struggenti…ovunque io abbia il cuore non voglio certo riempirlo di questo mieloso tripudio di buoni sentimenti! Voglio solo spiegarti che in un sol colpo Krow si trovò senza moglie – partita per chissà dove nell’inutile ricerca della sua ragione credo – senza la famiglia che credeva di essersi costruito e con un branco di paladini che lo guardavano molto storto, avendo lui dato una mano alla parte sbagliata della contesa. Mi avrebbe messo di cattivo umore per un secolo!
Reir è un umano che non teme la morte, e solo in parte sono riuscito a strappargli il suo segreto. Sai? L’immortalità cambia la mente di una persona… la cambia decisamente. Egli si diresse all’Isola Bianca e non ci mise molto a far piovere su Slayn il fuoco dei draghi, desiderosi di vendetta… troppi dei loro fratelli erano stati uccisi per motivi futili dagli eroi di quella città.”
Il narratore si ferma per un attimo, le fiammelle che ardono al posto degli occhi calano di intensità, come se imitassero uno sguardo distante.
“Già… brutto peccato la superbia.”
Lo scatto che fece per voltarsi di nuovo verso il suo ancora ignoto ascoltatore provocò uno schiocco simile a quello di una corda spezzata.
“Ma Krow non era contento, Krow voleva vedere in ginocchio Slayn e quello che rappresentava… i suoi cittadini che tanto l’avevano difesa, che su tutto, su di lui particolarmente, erano passati per vederla in salvo. Ed un mago come Krow esaudisce i suoi desideri anche senza candeline di compleanno. Egli contattò una… cosa. Non ho idea di come fece, lo ammetto con una certa vergogna… ma è così. Un’entità, un dio, un demone… oh! Se l’avessero saputo non sarebbero stati lontani anni ed anni dalla loro amata città.”
Lo scheletro strinse le spalle, ritirando il collo in dentro, come in un impeto di stizza.
“Che noia voi mortali! Sempre di fretta, sempre a passare alla parte dell’azione! Che noia!” sbuffa “E va bene va bene…”
La figura riprese la sua posa da simposio e proseguì.
“Beh! Che dire… doveva essere estate, gli avventurieri che arrivavano nella mia stanza ci arrivavano abbastanza sudati da farmi dedurre che dovesse far caldo anche nella cripta… ed anche in questa cripta tremarono i muri ed il soffitto, e l’odore del sangue doveva essere così vicino che io lo sentii dalla mia prigione sotterranea. Centinaia, forse migliaia di vite spezzate, con la magia, con la più cieca violenza. Un esercito di demoni, uscito da una bocca senza fondo entro le mura cittadine… che rigurgitava orrore su orrore senza fermarsi mai… le truppe in difesa della città di assottigliavano mentre l’esercito avversario si infoltiva… non fu una battaglia mio caro, fu una mattanza, un semplice massacro di benvenuto. Il patto era semplice in fondo: all’Oscuro Slayn ed a Reir un rifugio lontano da tutto e da tutti, che non toccasse terra. Beh, Slayn fu ridotta ad un cumulo di macerie… ed ora Reir ha un’isola volante. Mi sembra equo.”
Il ghigno che tese la cartapecora che un tempo fu pelle avrebbe fatto rabbrividire il più impavido ei paladini.
“Sai perché l’Oscuro suscitò la mia stima? Perché mi ha liberato? Oh si… certo, quello lo fece schizzare alle vetta della mia personale classifica di amici… ma lo apprezzai da prima. Era astuto mio vecchio amico, era astuto come mai più ne vidi in giro. La sua venuta era calcolata da tempo, e probabilmente la rabbia di Krow fu solo provvidenza. Come rendersi invincibili? Potenza? OH! Andiamo! IO passo le mie giornate con te eppure se me lo chiedessi potrei costringere i colli Shandriss con tanto di gallerie a farmi la riverenza!... no, non è la potenza, né la grazia e non l’abilità politica… ma è la conoscenza, la chiave del potere. L’Oscuro lo capì e fece la mossa che gli consentì un regno piuttosto lungo e duraturo sulle macerie di Slayn…e mi concesse una bella passeggiata in superficie, ed avevo guadagnato un certo numero di simpatizzanti nel suo esercito...”
Uno scheletro può deglutire? Ohbè… il gesto fu almeno evocativo.
“Oh ecco, mi sono perso di nuovo. AH! Beh… lui cancellò ogni traccia e memoria di sé, ogni documento, citazione, annotazione nota storica. Nessuno poteva così conoscere la sua natura, e non conoscendola… non si potevano portare armi contro qualcosa che non si sa come muore! Oddei… se ci penso mi vien voglia di applaudire per quella trovata! Se solo non temessi che la mia mano destra non reggerebbe il colpo…. Trovi che sembra stia ancora marcendo…?”
Sollevò l’arto destro verso l’angolo del sarcofago occupato dal suo interlocutore agitandoglielo davanti per poi fissarsi il dorso della mano, scrollando le spalle, provocando una serie di piccoli scrosci come se fosse una cristalliera semovente.
“…Perdonami, gli anni non mi rendono vigile com’ero… beh com’ero allora direi, quando potevo ancora girare in superficie e far tremare i ranger che si avventuravano nei boschi di Slayn! Ad ogni modo l’Oscuro guadagnò anni interi in questo modo. I pochi superstiti di Slayn si rifugiarono a Borian, cercando una soluzione ma… che cercare se non sai cosa devi fare fuori? Quello fu un gran periodo per i bardi, davvero provvidenziale direi! Poiché, finite le vie che la scienza, la storia e la magia indicavano… la resistenza di Slayn cominciò a badare alle leggende, alle favole della buonanotte ed alle storielle che si raccontano per far stare buoni i bambini. HOH! Furono fortunati, perché tra le tante corbellerie che si raccontano su queste terre, una parve fare al caso loro. Una pergamena. Un oscuro rituale che richiedeva le forze arcane di più incantatori…e non incantatori qualsiasi. Parlo di Syflin Olman, Ivy Black, Arcadia Danimar e proprio Sharabeth che nel frattempo era tornata… ad una sana dieta di solo sangue. Non si sfugge alla propria natura. Mai!”
La pronuncia troppo vibrante di quel “mai” gli provocò un grottesco colpo di tosse, dopo il quale proseguì.
“Si costituì un’alleanza… e tu ti domanderai… perché le forze delle cosiddette tenebre non si siano alleate con l’Oscuro. Boh! Stupide questioni di principio da paladini circa la proprietà dei loro domini temo, o qualche impeto di orgoglio di razza che lascia più tempo di quanto non trovi. Cosa? OH! Va bene va bene! Riprendo il filo! L’Alleanza abbracciava ogni genere di creatura interessata alla ripresa di Slayn: ho visto paladini trattenere i conati perché marciavano accanto a non morti, ho visto druidi proteggere chiunque potesse essere utile alla riuscita della battaglia, ho visto drow non sguainare le lame in presenza di elfi. Fu un bello spettacolo… si. Ma non ti illudere che io abbia colto il lato buonista della cosa! Molto semplicemente era bello vedere come una serie infinita di interessi si intrecciassero e travestissero da puro ideale… chi lo ammetteva e chi no… ma a tutti – in un modo o nell’altro - interessava essere acclamati per l’ennesima volta come eroi ed avere di nuovo carta bianca per fare quello che gli pare!”
Chiuse il pugno e lo agitò in aria come fosse un vecchietto bisbetico.
"Non fu facile… e non tutti arrivarono alla fine di quel dannato percorso disseminato di creature che solo un incubo collettivo poteva aver sputato fuori. La pergamena però… la famosa pergamena che… oh?! Forse… te l’ho detto che credo che l’abbiano recuperata i cosiddetti Difensori di Slayn? Quel gruppo di avventurieri che hanno giurato di difendere la città ad ogni costo?”
Un ghigno seguito da una risatina malevola accompagna quelle parole.
“Cosa riesce a fare il senso di colpa… Mah! Ad ogni modo… usarono quella dannata pergamena che annullò il divino velo che ammantava l’Oscuro, rendendolo finalmente sensibile alla nutrita collezione di legnate che gli regalarono poco dopo il manipolo di sopravvissuti. Lo abbatterono si… ma… io non giurerei che abbiano capito cosa fosse in realtà sai?...e poi…?” Non dopo aver emesso un brontolio ed aspettato un minuto prima di proseguire. “…e poi io venni sbattuto dentro questa pidocchiosa cripta, relegato a vita da chissà quale incantesimo, e destinato a risorgere dalle mie ceneri come la mia maledizione mi impone da più di milleseicento anni!!!”
L’astio ed il disprezzo di cui venò le parole si affievolirono, l’espressione mutò, come se stesse escogitando qualcosa.
“Ma le ceneri dell’Oscuro vennero raccolte… in un sacchetto, e questi resti sono custoditi da Tarkas, un essere un po’ vampiro e per tre quarti carogna che nella più rosea delle ipotesi se l’è vendute al mercato di porto Kashbian come sabbia per gatti… ma se così non è, amico mio… potrei riscrivere la parola libertà nel mio vocabolario sai?”
La figura si mette dritta a sedere, come se avesse udito un rumore improvviso.
“Cosa? COSA! Dici che la mia storia è parziale?! Dici che non ti ho narrato tutta la verità!? Brutta carogna insolente! Infilati allora nelle tenute di ognuno dei sopravvissuti! E prova a frugare nei loro diari!... vedrai se non è come ti ho detto io! Brutto insolente ed ingrato! Io sono AREC! E non un saltimbanco! Mio mestiere non è raccontare frottole!”
Con un colpo secco sferra un calcione in direzione del suo interlocutore, producendo uno strano rumore, come di sabbia che pian piano si sgretola… mentre un piccolo cranio di roditore e qualche costola rosicchiata rotolano nella zona di luce, rivelando la misera natura del famigerato amico di Arec.
“Così solerti a dare giudizi affrettati... ed a morire…”
*Si rialza nell'androne, o di ciò che rimane, della vecchia Torre dell'Occhio Arcano. Il giaciglio di fortuna dove aveva passato il giorno era vuoto alla sua destra. Sorrise appena, come trionfante, decisamente compiaciuta. Cercò ancora, vanamente, di dare una piega normale alla sua chioma nero violacea ed osservò i brandelli del vestito ormai rigido per il sangue di cui era intriso che si era rappreso, ridacchiò divertita nel sentire scricchiolare le cuciture. Si guardò intorno: molti soldati avevano cercato riparo fra queste mura la notte prima, ma a giudicare dalle bruciature sulle pareti e sui resti carbonizzati intorno alla donna avevano solo trovato una tomba al coperto. Tutti feriti alle spalle, tutti morti col volto riverso al suolo... morti in fuga. Sorrise quasi a sogghignare: la paura è un sentimento forse comune a tutte le creature... anche a quelle immortali, poichè se ne nutrono, e per nutrirsene devono saperla riconoscere. Alcuni volti erano riconoscibili, avevano ancora dell'umano. La speranza mortale... quanto di più dannoso possa esistere, è come il vino agli occhi della donna: ubriaca, rende avventati ed euforici, ma è madre di molti, troppi eventi infausti. Tutti ad urlare per scacciare il terrore prima della battaglia, tutti a mettere la propria vita in mano a divinità sorde, il rumore delle lance sugli scudi ed inni alla libertà.... mentre i loro regnanti sapevano che andavano solo a morire. Sorrise sadica a questo pensiero, quasi divertita, come se quella carneficina programmata la compiacesse, come se tutto quello spettacolo, quel tripudio di morte la appagasse più della stessa vittoria. Migliaia, centinaia di migliaia di pose plastiche e scomposte, come un enorme e folle disegno compiuto dalla stessa Kraina, un enorme monumento alla morte era quella città quella notte, dove la nebbia si mischiava all'odore dell'inevitabile. Si riempì le narici di quello che altri avrebbero definito tanfo, come a volersene ubriacare, e ritrasse i cadaveri contorti nell'ultimo estremo abbraccio che la dea aveva donato loro: era tutto così perfetto, tutto così immoto e silente... sapeva di eternità tutta quella morte, sapeva di destino.... che sarebbe stato spazzato via dalla speranza di nuova vita al primo sole sorto su questo sterminato campo di battaglia. Storse il naso a quest'evenienza e sospirò alzandosi e sgattaiolando fuori dall'ingresso della torre, affacciandosi sul quartiere una volta chiamato "di Giustizia". Annusò l'aria e si guardò gli stivali ormai consunti che venivano ancora bagnati dal sangue dopo un intero giorno. Qualcuno doveva essere morto da poco, di una lenta ed atroce agonia... o forse lo stava facendo proprio adesso: non potè che gioirne di questo rosicchiare le speranze che la dea così tanto amava... corrodeva la speme di sopravvivenza fino a spegnerla con sadica lentezza. Rise. Rise di gusto nel pensare quanti occhi morenti adesso la stessero sfiorando, quanti occhi morenti vedevano in lei la speranza di sopravvivenza... mentre ignoravano che avrebbero trovato solo una sadica spettatrice della loro fine. Scorse con lo sguardo più e più volte l'orizzonte e poi le rovine di Slayn come a voler immortalare quel momento, come a voler ricordare per sempre la città così: in rovina e ricoperta di corpi mortali esanimi, impregnata dell'odore di ineluttabilità e permeata dai lamenti agonizzanti dei superstiti... chissà ancora per quanto. Le labbra turgide si tesero perfide a questo pensiero. Si sedette sull'enorme blocco di granito che prima li aveva sentiti parlare di immortalità, poggiò i piedi su un cadavere, o presunto tale, che giaceva lì vicino ed usò le ginocchia come piano d'appoggio. Estrasse il pennino dalla punta metallica e trapassò il collo del suo poggiapiedi in carne ed ossa per attingere macabro inchiostro.*
E' costato tanto, in termini morali ed economici a me ed al mio popolo esserci l'altra notte... ma è stato un alto prezzo pagato in modo giusto ed equo. Ho avuto Tarkas accanto a me, e forse non lo saprà mai, ma ha contato molto, ha cambiato molto... è stato un sollievo poter cercare la sua figura imponente fra tutte quelle frattaglie *sogghigna* è stato un sollievo poter sorridere soddisfatta e sapere che qualcuno in quel luogo desolato mi avrebbe compresa.... è stato un sollievo non cadere al suolo esanime perchè c'erano le braccia di uno dei più valorosi fratelli a sorreggermi. Truppe, legioni e draghi alle mie spalle... le urla della battaglia ed il sangue che ribolle a vederne versato altrettanto... oh! Avrei voluto lanciarmi nella mischia e colpire senza il minimo rimorso, spazzare via ogni briciolo di pietà dalle mie azioni e vedere soffrire, patire.... implorare misericordia quel branco di insetti schiavi di un demone *sogghigna con una perfidia malsana e ferina* Ma purtroppo, dopo un secolo, conosco il mio sangue... e so che dopo il nemico sarebbe toccato a qualunque cosa fosse viva intorno a me... una volta immersi in un lago di sangue ritroviamo i predatori che siamo: irrefrenabili e bestiali, implacabili e spietati... ogni cosa vive non lo è più al nostro passaggio... Avrei desiderato altro sangue, avrei desiderato altra morte, avrei desiderato altro terrore ed occhi sbarrati che lentamente si spengono con me come carnefice ancora riflessa dentro *tira la testa indietro come scossa da un brivido di piacere ad evocare certe immagini* Non potevo... ho lasciato fare a quel branco di mortali esaltati... inneggianti a divinità di cui mi rifiuto di udire il nome, una parata di ottusità che rasenta lo stomachevole anche per una creatura che dovrebbe essere divenuta imperturbabile nel gelo della non morte. *fa lentamente spallucce* Sono tagliati per essere carne da macello.... *sorride a mezza bocca, sarcastica* ognuno è tagliato per quel che è destinato a fare. Sono rimasta stupita dalle mie compagne di "ventura"
*Una folata di vento gelido spazza quelle lande ancora fantasma, come se l'ultimo alito di terrore e d'oblio si stesse levando in alto solo adesso, riluttante e crudele come ciò che evoca, non spazzando via l'odore di morte ma intensificandolo, come a voler spargere, con un'ultima macabra esplosione la sua promessa di vendetta. La vampira rabbrividisce di piacere e sorride mefistofelica, come a fissare un tacito e folle appuntamento. Rimane assorta qualche istante, poi intinge di nuovo il pennino nel suo grottesco calamaio e riprende il suo scritto.*
Già... non tanto per Lady Syflin, sapevo già fosse una donna giudiziosa, anche se non si staccherà mai completamente da quelle che sono forse congenite convinzioni mortali. Come un naufrago ella si aggrappa ancora alle assi di legno della nave colata a picco, senza il coraggio di immergersi e lasciarsi trascinare dall'oscura corrente del sapere... perchè in fondo, ha ancora paura di morire... perchè in fondo, è ancora troppo scuro l'abisso sotto il pelo dell'acqua per una mente, seppur brillante, mortale. E' una donna che non mi delude facilmente, ne ho avuto la riconferma. La seconda ritualista... una drow, e si sa quanto io odi i drow! *ride* Era arguta, ma questo non l'ho mai messo in dubbio per quel che riguarda la sua razza. Non so... diciamo che fra tutte le evanescenti figure che verranno indebitamente proclamati eroi lei era più definita delle altre. Forse perchè credo ci unisca il potere del sangue draconico, forse perchè ci siamo trovate unite nel sospetto... *sospira sorridendo amara* O forse perchè abbiamo il colore di pelle sbagliato per essere ricordate anche noi come eroine. Ci siamo difese con lealtà, l'una con l'altra, in nome di un bene e di un interesse maggiore... tali scene mi alleggeriscono il cuore quasi alla maniera mortale, devo ammetterlo.
L'entrata nelle mura, farsi spazio incespicando nei corpi e respirando a pieni polmoni l'odore di sangue fresco... la battaglia, le urla e le ossa rotte: ricordo tutto questo come un delirio, come una folle corsa verso la morte, è tutto vivido e confuso al contempo nella mia mente. Non mi sono interessata più di tanto di ciò che quello sciame di testoni avesse intenzione di fare: ho solo seguito Tarkas. Mi stranisce talvolta... non perde mai il suo sarcasmo, il suo modo di non prendersi mai sul serio, ma ieri aveva la dignità di un cavaliere, avanzava con la stessa fierezza con cui avrebbe fatto Chris... *sorride appena,con fare quasi sognante* Era determinato e gelido, come un fratello anziano, nonostante il suo continuo scherzare, nonostante io abbia deciso di stare al suo gioco si sentiva nell'aria, si sentiva dal suo sangue che se avesse potuto battere il suo cuore avrebbe pompato al doppio della velocità sangue incandescente l'altra notte. Non era una marcia verso la morte la sua... era la marcia della morte stessa: ieri mi ha resa molto fiera. *sorride* Riderebbe di me se glielo rivelassi.
Ho provato finalmente, dopo decenni, la stanchezza, quella spossatezza quando ero solo un'accolita e correvo fra i boschi, in cerca di vittime, in cerca di confronti con il mio potere... e tornavo esanime perchè il mio sangue draconico aveva scaricato tutto il suo potere... mi sono sentita di nuovo una piccola iniziata della Rosa Spinata. Il palazzo... ed i mille trabocchetti, la delirante illusorietà di ogni cosa, le creature che lo abitavano, la morte che alimentava quel folle carosello di visioni e fauci spalancate... la lotta e le grida. *ride dissacrante* Per qualche istante ho addirittura pensato somigliassimo lontanamente ad un gruppo! Poi ho pensato che l'amore per la dignità di un vero vampiro non avrebbe mai consentito la collaborazione con esseri travestiti da piccione e cromati come finiture di una sella... *sogghigna divertita, intingendo di nuovo il pennino nel foro sul collo del... cadavere?* Ho sentito Tarkas battibeccarsi con quel sanguesporco senza corredo da pollo... *scuote il capo* Gli ho detto una cosa vera... Non perdesse la tana fra le pecore per rincorrere il belato di un agnello storpio... sono il sudiciume di queste terre, hanno crani così piccoli che stento a credere sappian far di conto... non si infila un drago in una stalla... sono pensieri troppo elaborati per creature di così basso lignaggio. Mi auguro solo che Tarkas non se ne faccia un cruccio... del resto, io ho imparato a non farmene una malattia dopo quasi un secolo! *ridacchia divertita*
Ed al suo cospetto?... L'Oscuro lì davanti a noi, una semplice creatura vestita d'abiti color dell'abisso: la sua presenza avrebbe destabilizzato chiunque, ne sono certa... e poi messer Elenduil: l'ho detestato in quelle carceri, mentre ha conquistato tutta la mia stima, anche se era diffidenza quella che io ho nutrito fino all'ultimo... ma non mi biasimo.. e so che nemmeno lui l'ha mai fatto. Ha spazzato via Volspa: una donna la cui aura percepivo dall'ingresso in quella delirante dimora, ha errato il rituale perchè così aveva visto... come disse tradendosi prima di metterci in cammino verso Slayn, ha seguito i passi del destino come una triste danza... che l'ha portato alla morte... ma tale non è realmente se avviene con valore. Il rituale, la speranza e la stanchezza... la delusione: qualcosa che va storto e le risate dell'Oscuro che mi seguiranno nel feretro ogni alba. Era tutto scritto, era tutto davanti agli occhi di E.. *si ferma, come a volersi correggere, sorride appena e bagna di nuovo il pennino* Krenith. Lo sciamare di quegli sciocchi avanti ed indietro, la furia cieca che temevo ghermisse Tarkas, la disperazione e l'attaccamento alla vittoria che senza far funzionare, così come facevano, il cervello non sarebbe giunta... ricordo tutto in modo molto confuso, ricordo solo che cercavo l'azzurro in quella costellazione dove il cielo era il marmo del pavimento e le stelle le chiazze di sangue... cercavo l'azzurro delle vesti di Krenith, cercavo l'azzurro che ricopriva il suo corpo...
Edited by Talon™ - 8/8/2014, 22:22
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